#ODS15: il primo grande raduno sugli opendata in Sicilia raccontato dai protagonisti
Cos’è stato #ODS15 ?
Non volevamo essere banali scrivendo i soliti giri di parole sulla partecipazione, sugli argomenti trattati e sui buoni propositi per il futuro, anche perché chi scrive rischiava di essere di parte. E’ stato sicuramente il primo vero raduno di questa comunità che è nata senza alcun momento solenne, ma che si è consolidata nel tempo sul web.
Per quest’ultimo motivo “aver dato un volto a tanti nomi è stata la mia prima e grande conquista” [Giulio Di Chiara]. Ma c’era chi non aveva mai partecipato ad OpenDataSicilia, nemmeno con una mail e questo evento è stata “la scoperta di un gruppo con grandi potenzialità progettuali, dove ognuno mette a sua disposizione le competenze, le conoscenze e informazione con il giusto mix di professionalità, innovazione, sensibilità e anche leggerezza quando serve!” [Joska Arena].
I “potenti mezzi” hanno consentito di raggiungere anche chi non poteva essere presente fisicamente al Consorzio Arca, sede dell’evento (streaming dell’evento). Ma se gli appassionati opendatari (si, ci piace chiamarli volgarmente così) arrivavano più o meno preparati, siamo contenti che anche per giornalisti e neofiti “è stato piacevole. Sono riuscito comunque a sentirmi parte del gruppo come se fossi li presente. Gli “Open Data” alla fine sono una scusa come un’altra per conoscere persone che muovono le cose in questo mondo seguendo le proprie passioni.” [Daniele Mondello].
“Open source, open data, open open, ormai questo termine è talmente usato che a volte perde il suo senso; iniziamo ad avere un certo numero di dataset, belli, interessanti, ma cosa alla fine che ce ne facciamo? Come possono essere utili ai cittadini? In questi giorni abbiamo avuto dimostrazioni concrete di cosa si può fare con gli OD e il loro valore civico.” [Anna Marras].
Le due giornate di lavori si sono snocciolate attraverso una serie di racconti sulle esperienze personali, raccontate con quell’enfasi tipica di chi le ha vissute. Non erano lezioni, erano esperienze di vita (e di lavoro). “Si può dire che nei miei tre giorni siculi io ho parlato poco (da buona isolana), ho ascoltato tanto, ma soprattutto ho visto gente, ho visto gente che ha tanta voglia di fare (perché condividere non basta)” [Anna Marras].
Il clima era torrido fuori… oltre 35°C, ma d’altronde è stata una summer edition a pochi passi dal mare di Palermo. Dentro invece “ho da subito respirato aria di semplicità, cortesia, partecipazione, inclusione; ma più in generale ho notato che questo gruppo è OPEN in ogni senso” [pigreco]. Il “”giudizio” è stato lasciato fuori dalla porta per dare spazio al rispetto dei pregi e, meno scontato, dei difetti di ognuno di noi” [Giuseppe Ragusa].
Nei due giorni abbiamo anche lavorato con i PC e i dataset sparsi per i siti web delle pubbliche amministrazioni. “I tavoli del sabato, poi, sono stati utili per fare gruppo e porre le basi per lo sviluppo di nuove idee. “ [DavideTaibi].
Fare gruppo è importante, perchè la comunità è prima di tutto fatta di persone. “Io personalmente dopo #ODS15 mi sento più ricco perché ho più amici di prima.” [Maurizio Foderà].
Sul web ODS ha iniziato con il piede giusto in quanto è “diventata un’interlocutrice credibile per la PA, per le aziende, per i cittadini e per la mia mamma. Sicuramente abbiamo tanta strada da fare, nuovi obiettivi da raggiungere. Mi è dispiaciuto non avere con noi molti rappresentanti della PA locale, e questo è sicuramente un punto su cui dobbiamo lavorare e crescere.” [Andrea Borruso].
#ODS15 è stata soprattutto l’occasione per far assaggiare panelle, arancine/i (è solo diplomacy) e caponata a chi veniva da fuori, dal “continente”. Questa volta l’Italia si è mossa in direzione sud: “Ho capito varie cose in queste giornate. Innanzitutto che ci sono tante persone nei vari territori, comuni piccoli e grandi, che hanno intenzione di spendersi per i dati aperti [Cristiano Longo]. Dal Triveneto alla Sardegna, passando dalla Puglia e dalla Calabria e dalle altre province siciliane. C’eravamo un po’ tutti e ne siamo orgogliosi, nessun invito, soltanto volontaria partecipazione.
Si vanno a cercare le cose per ragionare, imparare, migliorare, fare, dove c’è qualcuno che ha qualcosa da dire e da dare. Bon, la comunità OD della Sicilia funziona proprio bene in questo senso” [Francesca Gleria].
A prescindere dalla provenienza territoriale, la sensazione diffusa era quella di un grande gruppo che ha gettato le basi per qualcosa di bello, forse ancora ignoto, che verrà. “La migliore testimonianza di cosa possa fare una collettività (di qualunque dimensione) quando ‘realizza’ di essere un unicum e si muove tutta nella stessa direzione!” [Marco Alfano].
In questo “unicum” non vanno dimenticati i prodi che per la prima volta sentivano parlare di dati aperti e che si sono affacciati all’argomento con l’intento di arricchire il proprio bagaglio culturale. Non tutti siamo tecnici, non tutti sappiamo mappare o “maneggiare” i dati come Ciro “Io mi diverto a condividere la conoscenza proprio sulle mappe online. E se mi diverto, … funziona” [Ciro Spataro].
Ma non è indispensabile.
“Se c’era una neofita e una presenza un pò fuori dal coro in quei giorni ero io. Il nostro incontro mi ha attivato una serie di riflessioni da cui sono nati e nasceranno ancora nuovi ragionamenti e nuove azioni. Penso sia bello per Opendata Sicilia sapere di aver raggiunto questo obiettivo con tanti dei presenti.” [Irene Oliveri].
Un cannolo e una cassata ad honorem sono stati consegnati all’eroe di giornata, che Andrea Nelson Mauro è solito individuare in eventi del genere. Il suo nome è Maurizio Foderà, “uomo buono di Mazara del Vallo, cittadina trapanese altrimenti nota per il gamberone rosso nonché per le insegne delle strade bilingue italiano-arabo.” [Andrea Nelson Mauro]
Non ci siamo fatti mancare niente, nemmeno le serate in riva al mare con la birra in mano e i piedi sulla sabbia. Qualcuno sarà anche rientrato a casa con qualche chilo in più, ma non diciamo chi (è femmina!).
Ci sia consentito dedicare qualche riga ad hoc ai bambini che sono intervenuti ad #ODS15 (grazie all’associazione PalermoScienza che ha coordinato la sessione) armati di curiosità e rilevatori di luce, decibel e temperatura. Loro sono i nostri campioni, il nostro futuro. Dopo una passeggiata nei dintorni della sede sotto il sole africano, sono rientrati alla base per georeferenziare i dati raccolti e per capire il perché sia importante disporre di dati nella nostra quotidianietà. Il loro interesse e le loro domande sono state grande motivo di orgoglio e di felicità. Da loro ripartiremo.
Come avete capito, questo post non ha un autore unico, l’abbiamo scritto insieme perché era la cosa più open da fare. E sicuramente la più divertente.
Non ci sono approfondimenti, è un post che racchiude sensazioni.
Chi vuole ripercorrere le tematiche affrontate lo potrà fare cliccando qui e visionando le presentazioni o ascoltando l’audio di alcuni interventi. E poi si può sempre contattare direttamente i relatori, conoscerli, chiacchierare con loro.
Cosa ci rimane da questo evento? “Ricchezza umana e professionale, disponibilità e accoglienza, spirito di gruppo e ritrovarsi insieme per imparare l’un l’altro reciprocamente con umiltà e senza protagonismi.” [giovanni pirrotta].
E la voglia di farlo di nuovo con un grande obiettivo, riassunto in questa metafora:
“La stanza dell’eco al Teatro Massimo di Palermo è circolare, realizzata in modo che più stai al margine più c’è eco e rimbomba, mentre se ti metti al centro ascolti solo la tua voce, molto amplificata. Ora, il centinaio di persone che hanno partecipato a #ods15, e che stanno disposti sulla circonferenza sanno che devono andare a prendere per mano quelli che stanno al centro, soprattutto gli amministratori ma anche molte altre persone, e portarli ai margini, per lavorare tutti insieme. Così l’eco dei dati e del loro riuso uscirà da Massimo e si espanderà al Sud” [Ilaria Vitellio]