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Per non perdersi lungo le Vie dei Tesori

Di Giuseppe Rinella | 21 novembre 2016

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Con la notte bianca del percorso arabo-normanno, che si è svolta il 28 29 e 30 Ottobre 2016, si è conclusa la decima edizione della manifestazione “Le vie dei Tesori” tenutasi nella città di Palermo. Anche quest’anno, come nelle precedenti edizioni, si è registrato un incremento dei partecipanti a questa manifestazione, che ormai da 10 anni mette in fila migliaia di palermitani, e non solo, alla scoperta dei tesori che appartengono a questa meravigliosa città.

Ciò che segue non vuole essere un articolo che tratta argomenti inerenti all’organizzazione (orari, guide, servizi etc.) e ai risultati ottenuti dalla manifestazione (ottimi tra l’altro), ma si vuole prestare come “assist” alla suddetta manifestazione per evidenziare l’ennesima occasione persa per svolgere un lavoro sinergico tra cittadini e pubblica amministrazione (in questo caso tra il Comune e l’Associazione “Le vie dei tesori”).

Come tutti i partecipanti di lunga data a questa manifestazione sanno, l’Associazione delle Vie dei Tesori ha messo nei vari anni a disposizione delle mappe cartacee (di cui un esempio è visibile nell’immagine di sotto) non adeguate all’uso tipico di cittadini e turisti che vogliano muoversi bene lungo siti visitabili della città di Palermo, perché povere di informazioni toponomastiche.

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Alcuni dei luoghi di questa manifestazione sono situati in zone particolarmente difficili da raggiungere, siti che nemmeno i cittadini palermitani conoscono bene, anche per via anche della chiusura permanente che taluni hanno durante l’anno.

Per venire incontro ai visitatori, gli organizzatori hanno proposto una soluzione a questo problema, inserendo nella pagina del singolo luogo una mappa interattiva che suggerisse le indicazioni stradali per raggiungere il sito turistico di interesse. Una soluzione sicuramente migliore della mappa cartacea, ma di certo poco funzionale per chi, come chi scrive, volesse istantaneamente conoscere la geolocolazzazione dei luoghi da visualizzare per muoversi meglio in città, apprendendo magari quali di essi fossero presenti nel proprio intorno senza perdere tempo navigando tra le pagine del sito web. Deludente è stata in tal senso anche l’applicazione mobile lanciata per questa decima edizione della manifestazione che, sviluppata solo per i dispositivi Android e lanciata nello store digitale solo dal secondo weekend della manifestazione, è risultata essere soltanto una copia “mobile”della versione del sito web.

Lungimiranti, e forse un pò premonitori di ciò che viene fatto nel nostro territorio, alcuni cittadini (tra cui me), decidono quindi autonomamente di fornire un servizio più consono ai dispositivi mobili dei cittadini, che possa supportare in maniera facile e immediata i cittadini al fine di muoversi lungo le vie di questi bellissimi tesori che Palermo possiede sin dall’avvio della manifestazione.

Ed è per questo che vengono sviluppate non una, non due, e nemmeno tre ma quattro mappe digitali, d’impatto e di facile utilità (sviluppate con diverse tecnologie e servizi, e quasi tutte realizzate in data anteriore all’inizio della manifestazione):

Queste mappe sono state realizzate partendo dai documenti messi a disposizione dal sito della manifestazione e dal Comune, pubblicati in un formato non proprio idoneo al facile riuso dei dati. E già qui ci si interroga sul perché tutte le informazioni e i dati utili di questa manifestazione – utili alla realizzazione di potenziali servizi – non siano state pubblicate anche sul sito istituzionale del Comune di Palermo in formato open data, più consono al riuso (anche dati “utili” per un periodo temporale limitato possono essere pubblicati come dati in formato aperto). Si pensi ad esempio se il Comune avesse indetto un contest pubblico per la realizzazione dell’app ufficiale della manifestazione a partire da dati aperti resi disponibili alla collettività, si sarebbe ottenuto, come risultato, il coinvolgimento dei cittadini ed eventualmente la realizzazione di un’applicazione più rispondente ai bisogni dei visitatori dei siti della manifestazione

I link delle mappe georeferenziate citate sopra sono state segnalate attraverso i canali social all’Associazione delle Vie dei Tesori, al Comune e al Sindaco di Palermo, ma esse sono state ignorate, e mai un feedback è stato ricevuto.

Tuttavia si è potuto notare l’utilizzo di questi servizi da parte di una modesta quantità di cittadini. Confermato sia dal numero di visualizzazioni registrate da alcune mappe, sia da parecchi cittadini (in fila con chi scrive) che utilizzavano il proprio smartphone per visualizzare le stesse. Si è persa la possibilità di dimostrare come PA e cittadini possano lavorare in sinergia per il bene comune. Tutti gli autori delle mappe infatti, hanno svolto questo lavoro solo per passione, spirito di condivisione, per confermare l’importanza del riuso dei possibili dati aperti, e soprattutto per l’amore nei confronti di questa città.

Queste considerazioni non sono esternate limitando esclusivamente l’attenzione alla manifestazione, presa come riferimento, che avviene solo un mese all’anno. Visto che la cultura genera economia quello che ci si auspica è che occasioni del genere spingano le amministrazioni pubbliche a impegnarsi di più nel fronte dei dati in formato aperto.

Al momento infatti la sezione “Cultura e Turismo” del sito ufficiale degli Open Data del Comune di Palermo, presenta pochi dataset aggiornati. Sono due i dataset presenti nel sito che contengono informazioni sui siti turistici e luoghi visitabili di interesse. Nel primo però, denominato “Turismo – Elenco dei siti turistici”, mancano alcuni valori di attributi per molti record e in alcuni casi sono presenti informazioni non aggiornate (e il caso ad esempio del Parco Ninni Cassarà chiuso al pubblico già da tempo ma indicato nel file come visitabile). Il secondo invece, denominato “Turismo- Luoghi di interesse”, risulta essere più completo e nella sua descrizione viene espressamente detto che “il dataset contiene le informazioni relative ai luoghi di interesse censiti dall’ufficio del turismo del comune di palermo”. Dando un’occhiata però al sito relativo all’ufficio del turismo del Comune di Palermo ( contattando l’autore del file si ha avuto conferma della corrispondenza file con il portale ufficio turismo) si nota come in esso sono presenti dei luoghi (due su tutti il Parco Uditore e il Museo delle maioliche Stanze al Genio) che nel file mancano (indice forse di mancanza di una redazione che cura i dati). Possiamo quindi dire che questi sono tutti elementi che tolgono sicuramente valore all’efficacia di una politica di apertura dei dati (l’autore dei file è stato contattato, al fine di informarlo delle incongruenze sopra citate, ma al momento della pubblicazione di questo articolo non si sono ricevuti feedback) .

Sono dell’idea che questo tema deve essere un punto di forza per una città come Palermo: la possibilità di puntare su informazioni e dati di qualità accessibili a tutti inerenti al mondo della cultura e del turismo è propedeutico alla promozione di idee per la realizzazione di servizi per i cittadini. Cose che già fanno amministrazioni più virtuose in questo senso ma con meno patrimonio artistico (se mi posso permettere egoisticamente parlando). Ed è appunto prendendo esempio da alcuni comuni più virtuosi in tal senso, ed imparando dalle migliaia di palermitani (tra cui molti giovani) in fila per visitare i tesori di una città ricca culturalmente, che si deve cercare di puntare in tal senso su servizi aggiuntivi stringendo una forte interdipendenza tra PA e cittadino.

Servizi aggiuntivi come mappe, applicazioni, totem informativi, consulenze turistiche (elaborando statistiche del comune sui flussi di turisti) possono essere strumenti su cui far girare anche l’economia di una città, lavorando in sinergia con il Comune e valorizzando/promuovendo il lavoro svolto da soggetti esterni alla PA come già avviene e con ottimi risultati in altre amministrazioni pubbliche nel territorio italiano. Due esempi, tra i tanti, sono quelli del Comune di Firenze e della Provincia autonoma di Trento, in cui è presente l’archivio delle applicazioni sviluppate a partire da dati aperti da società private o singoli cittadini (sia Firenze che Trento) oppure è stata offerta a chiunque la possibilità di proporre una nuova app basata su dati aperti (a Firenze). Questi sono due casi di sinergia di base e di semplice realizzazione.