Open Data Sicilia Winter edition: un report
Il 28 dicembre si è tenuto il nostro terzo raduno invernale: dopo quello del 2014 a Petralia Sottana e quello di 2015 di Pedara, è arrivato quello di Castelbuono. A seguire una mia sintesi.
Il nostro raduno invernale nasce per realizzare un momento in cui dibattere in modo orizzontale, senza uno schema definito e in un clima a metà tra un cenone di Natale e riunione di “opendatari” anonimi. Un momento per guardarci negli occhi, abbracciarci, dibattere, conoscere le nostre famiglie, parlare d’altro e sentire il polso della comunità.
Non abbiamo curato al meglio l’edizione di quest’anno, ma nonostante tutto sono tornato a casa molto contento e sorpreso in positivo.
Open Data Sicilia mi da delle conferme, che ripongo tra i miei psicofarmaci: è una piccola luce nel grigiore del “logorio della vita moderna”.
Le luci di Castelbuono
Ho proposto modificare un po’ il programma a poche ore dall’evento, perché nei giorni precedenti erano emerse delle “cose” strettamente correlate al nostro essere comunità. La proposta è stata valutata positivamente nella nostra mailing list, che per noi è il luogo principale di incontro e dialogo; la nuova scaletta ha lasciato un po’ il segno sulla giornata.
Abbiamo iniziato dibattendo un po’ sull’impatto delle politiche e delle azioni open data sulla vita di tutti noi, parlando anche del nostro contributo. In estrema sintesi l’impatto sembra a tutti ancora molto inferiore a quello potenziale, ma le “storie” seguenti mostrano come sia stato utile lavorare la “nostra terra”. Ecco alcuni dei loti (o cachi) che abbiamo raccolto 🙂
Il mondo degli Open Data nel curricolo digitale
Il rapporto di Open Data Sicilia con il mondo della scuola è in essere da un po’ di tempo e si è sviluppato sopratutto nel contesto del progetto A scuola di OpenCoesione.
A Castelbuono la professoressa Ida Mariolo dell’IPS EInaudi Pareto di Palermo e Ciro Spataro dell’ufficio innovazione del Comune di Palermo ci hanno raccontato di come il “Curriculo Digitale” basato su open data, mappatura in crowdsourcing del territorio e piattaforme di narrazione collettiva, sia un’opportunità per le scuole di aumentare le competenze digitali di studenti e docenti.
La prof.ssa Mariolo (che ha fatto un bell’intervento anche al nostro raduno di Messina di settembre 2016) ci ha fatto un po’ sognare, facendoci pensare a questi giovani cittadini monitoranti e al loro essere “nativi opendatari” (qui le sue slide).
Qui sotto il video di presentazione della “Open School Data”, un progetto della scuola IPS EInaudi Pareto (insieme ad altre), per la creazione di un curricolo che consenta di verificare la sicurezza degli edifici scolastici tramite crowdmapping.
Molti di noi sono stati coinvolti nei progetti ASOC degli anni scorsi e lo sono anche quest’anno: contribuire a tutto questo è un piacere speciale, perché è uno sguardo verso il futuro.
Il MakerSpace comunale trasparente e aperto di Caltanissetta
Il 17 dicembre 2016 è stato inaugurato il MakerSpace comunale di Caltanissetta, uno dei primi in Italia creato da una pubblica amministrazione comunale. È stato concesso in uso alle associazioni CL Makers e LevaDigitale, contitolari del progetto MIOK (Make It Open in Kalat); a Castelbuono c’era per Leva Digitale il “nostro” Giuseppe La Mensa.
Alcuni tra gli ingredienti minimi considerati da Leva Digitale indispensabili in questo spazio sono:
- persone giovani di tutte le età;
- software open e libero;
- attività ed eventi promossi da enti pubblici, soggetti privati e organismi italiani e stranieri;
- interventi di figure qualificate dei diversi saperi innovativi, in grado di facilitare il trasferimento tecnologico e di conoscenza (dagli urbanisti, agli architetti, agli storici);
- coinvolgimento di atenei, incubatori ed acceleratori d’impresa di altre realtà territoriali, talenti, mentors, ricercatori, manager e liberi pensatori;
- adesione ai paradigmi dell’Open data e dell’open source;
- capacità di incoraggiare nuove opportunità imprenditoriali nell’era digitale;
- coinvolgimento degli istituti d’istruzione, per la condivisione di modelli di apprendimento ancorati ad esperienze di imprenditori attivi nell’economia reale.
Vedere i titoli e i temi dei laboratori, dei workshop e delle conferenze è stata aria fresca (a me personalmente è scesa la lacrimuccia per Albo Pop) e faccio i complimenti a Leva Digitale: l’impatto di attività come queste può essere molto grande e virale.
Molto interessante – Giuseppe ce l’ha mostrato – l’avviso del Comune di Caltanissetta con cui intendeva acquisire manifestazioni di interesse alla concessione in comodato gratuito per gli spazi del MakerSpace. Lo inserisco qui, perché potrebbe essere utile ad altre PA.
In bocca al lupo a Giuseppe e Nazzareno Prinzivalli (e a tutte le persone coinvolte).
“letteraemme”, un altro tipo di giornalismo
Il raduno di Messina è stato molto bello, per varie ragioni. Una, per me, è stata quella di incontrare tante persone che stanno lavorando e spingendo sul tema dei dati aperti e dell’open government. Una tra queste Alessio Caspanello, con cui ci siamo piaciuti prima di conoscerci: è il bello dell’internèt (l’accento è voluto)!
Alessio, insieme a Marino Rinaldi, ci è venuto a presentare in anteprima LetteraEmme, un quotidiano di informazione, opinione e cultura nato a Messina. Fondato da cinque giornalisti professionisti con vent’anni di esperienza “sul campo”, diretto da Alessio e che sarà online il 16 gennaio 2017.
LetteraEmme ha l’obiettivo di spingere la provincia messinese oltre i confini dello Stretto, raccontando la realtà attraverso dati, inchieste, approfondimenti, monografie, infografiche e tutto quanto consenta alla notizia di vivere oltre la cronaca.
Nella seconda slide ci è stata rivelata (e vi garantisco che la voce di Alessio aveva un tono intenso) la scintilla di questa nuova avventura giornalistica: ancora una volta il raduno di Messina del settembre 2016 e in particolare gli interventi di Andrea Iannuzzi e Federico Badaloni (il mio grazie a Andrea Nelson Mauro per aver creato le condizioni per averli con noi al raduno).
Anche questa storia ci “tocca” molto come comunità e ci da anche una bella opportunità: LetteraEmme potrebbe essere anche una macina in cui fare confluire i dati grezzi che costruiremo (o raccoglieremo in giro), che alle volte non rimangono niente di più di uno buon esercizio “tecnico”.
Il piano di Open Government della città di Messina
È in fase di attuazione il terzo piano d’azione italiano di Open Government, e tra le amministrazioni locali c’è Messina.
È ente locale pilota in due azioni del piano italiano:
- Open Data;
- Strategie per la partecipazione.
A Castelbuono, a raccontarcelo, c’era Giuseppe D’Avella di Parliament Watch Italia che ha illustrato un lavoro ricco e con alle spalle tante ore di lavoro e di “spinta”, che mostra una Messina nella quale (almeno su questi temi) sembra esserci stato un evidente cambio di passo, che la potrebbe portare presto a essere tra le migliori realtà.
Il piano di Messina è denominato “Messina Governo Aperto” e prevede la realizzazione di servizi e azioni che favoriscano la trasparenza delle attività istituzionali e la partecipazione dei cittadini. Avrà durata triennale e sarà finanziato con circa 1 milione di euro, nell’ambito dell'”Asse I – Agenda Digitale” del PON Metro.
Il piano è attualmente in consultazione pubblica all’indirizzo http://www.comune.messina.it/opengov. I cittadini, le associazioni, i movimenti, i professionisti, ecc. sono invitati a fornire suggerimenti, integrazioni e pareri inviando una mail all’indirizzo opengov@comune.messina.it, o lasciando un commento qui.
Partecipate, partecipate, partecipate!
Mettere i dati al centro di tutto (quanto è bravo Giovanni Pirrotta)
Al nostro raduno estivo del 2016 è stato presentato e lanciato il contest Open Data Giustizia, “un progetto per favorire la raccolta, l’analisi e la divulgazione dei dati del sistema giudiziario italiano, con l’obiettivo di costruire un diverso punto di vista sullo stato del Paese”. È stato creato da C.O. Gruppo, con il supporto dell’associazione onData.
È un’idea di contest che sembra quasi scontata, ma è in realtà il primo su questo tema e si innesta in un contesto in cui i dati aperti sono pochi e le modalità di accesso spesso non semplici. Per questo è stato ed è uno stimolo prezioso e sono convinto che lascerà un segno.
Da poco è stato proclamato il vincitore del contest: è Giovanni Pirrotta. Io (e tanti altri) gli faccio spesso dei complimenti plateali, ma è difficile fare diversamente perché si tratta di persona con doti umane e professionali rare.
Ha vinto con un progetto che mi ha colpito molto: la creazione di una piattaforma che espone dati e informazioni di questo settore, tramite API . Per ragioni legate al regolamento del contest, purtroppo non posso aggiungere altre informazioni, ma confido che presto si possa vedere online una presentazione ufficiale di quanto fatto e/o coglierne i primi frutti concreti.
OpenPatti, un esempio virtuoso da emulare
Chi segue la nostra comunità, conosce già Open Patti, un progetto che ha come obiettivo la liberazione e fruizione dei beni comuni in generale e di quelli rinvenibili sul territorio pattese in particolare. È un esempio pregiato di come persone attive e preparate possano contribuire alla crescita virtuosa del proprio territorio.
Ce ne ha parlato Nino Galante, il suo ideatore, nonché uno dei primi a parlare in Sicilia di dati e conoscenza aperta. Ci ha raccontato di come recentemente a Open Patti – che non ha alcuna ragione sociale – abbiano aderito il Comune di Patti e la scuola “IIS Borghese Faranda”, di come sia sempre di più un interlocutore “ufficiale” della Pubblica Amministrazione locale; tutto questo grazie alla qualità delle azioni svolte nel territorio e alla costanza nel portarle avanti nel tempo.
L’adesione del Comune apre interessanti possibilità di azione per il miglioramento della trasparenza e dei servizi comunali. Nella delibera di adesione, che vi invito a leggere, (tra le altre cose) è riportato:
il Comune intende valorizzare al meglio il proprio patrimonio informativo e il patrimonio storico, culturale e ambientale del proprio territorio anche attraverso l’uso degli strumenti resi disponibili dalla rete internet e dalle tecnologie digitali e ricorrendo anche all’utilizzo di dati e informazioni di tipo aperto (open data).
In questa forza una sola piccola debolezza: senza Nino molto probabilmente Open Patti non sarebbe arrivata sino a qui. Cloniamolo!
Sono tornato a casa da Castelbuono con un sorriso che non se ne voleva andare. Questa infatti era un’occasione per fare il punto sulla comunità Open Data Sicilia, sull’impatto delle sue azioni: vedere tutti questi piccoli segnali di contaminazione è un piccolo grande risultato, che mi fa sentire orgoglioso di farne parte.